Il tempo e l’acqua di Andri Magnason
Un libro del 2020, attuale considerando la velocità e i cambiamenti degli scenari in cui oggi viviamo.
Nella giornata mondiale dell’ambiente (5 giugno 2022), un richiamo non banale, documentato e circostanziato che ci mette davanti una realtà inaspettata a cui pensiamo di far fronte lasciando scorrere il tempo e non dando forse la giusta priorità e rilevanza al tema ambiente.
La terra gira e procede il suo corso, reagendo e muovendosi in funzione degli stimoli che riceve: in questi ultimi anni gli stimoli hanno velocizzato alcuni processi naturali a cui dobbiamo per forza far fronte prima o poi.
Con implicazioni sociali, politiche ed economiche non di poco conto negli assetti generali ma che rivestono già oggi un tono di emergenza considerando la situazione generale di crescita di anidride carbonica, scioglimento dei ghiacci, innalzamento delle temperature e del livello del mare, incremento della superficie urbanizzata o coltivata, …
Il libro non ha i toni catastrofici tipici dei richiami quasi ormai odierni a una situazione irreversibile, ma senz’altro richiama l’umanità ad un’attenzione che deve essere crescente secondo il ritmo crescente del degrado ambientale.
Ci piace sottolineare che il testo (Premio Terzani 2021) racchiude un richiamo al buon senso con una urgenza pressante riguardo le azioni che l’umanità avrebbe dovuto intraprendere per calmierare gli effetti di una presenza sempre più ingombrante e invasiva dell’uomo sulla terra.
Tra il dire e il fare siamo arrivati al 2022 e i richiami sono quasi gli stessi: incremento demografico incessante, inquinamento crescente, consumo incrementale di petrolio e carbone, rifiuti come problema globale, scarso utilizzo di fonti rinnovabili, consumismo sempre più sfrenato.
L’allarme è inascoltato? Parrebbe di si visto che gli anni ma la situazione è allo stesso punto con dichiarazioni di intenti ma poca sostanza in generale o perlomeno pochi segnali evidenti di un’inversione decisa di rotta.
Continuiamo così, costantemente, insensibili alle situazioni che comunque si presentano e che evidenziano cambiamenti oggettivi significativi delle generali condizioni climatiche.
Imperterriti procediamo, sicuri che qualcuno prima o poi troverà la soluzione e che le tante catastrofi annunciate da più parti non si avvereranno mai o comunque non durante la nostra esistenza.
Restiamo poco preoccupati da quanto il nostro comportamento influenzerà le generazioni future che saranno in ogni caso in grado di badare a sé stesse. Così come siamo stati capaci fino ad oggi dal 1736, quando James Watt avviò il primo prototipo di macchina a vapore, a progredire e migliorare la qualità della nostra vita.
Incessantemente e continuamente, con invenzioni buone e cattive continue, insensibili alla sparizione di specie di flora e fauna e di ecosistemi diversi, nella certezza che una soluzione si troverà.
Vengono in mente altri testi che senza allarmismi dipingono con una certa crudeltà un percorso ormai segnato al quale pare che l’umanità non voglia presentare un’alternativa.
Sembra che dobbiamo misurare sempre il nostro progresso attraverso nuove invenzioni: ora è il tempo dei motori elettrici, scordandoci che il problema forse non è tanto l’elemento di combustione quanto piuttosto il mezzo di locomozione.
Auto sì o auto no, e comunque cercando di limitare gli spostamenti che provocano aumenti continui di CO2, e limitando allo stesso tempo la produzione dei mezzi stessi che incidono sulla necessità di alimentare la catena di fornitura con più alluminio, più acciaio, più litio, più cobalto e via dicendo.
Forse il tema non è tanto limitare il consumo di risorse, che non sono inesauribili, quanto piuttosto dare una sterzata netta al nostro stile di vita. È qui decisamente il dilemma.
Il tema dell’acqua è un argomento di sicuro interesse, indispensabile per la vita umana e non solo: la funzione dei ghiacciai come regolatori del tempo atmosferico e dei flussi di acqua dalle vette alle pianure, secondo cicli naturali indispensabili per la sopravvivenza sulla terra.
Affascinante il capitolo dedicato al monte Kailash, una vetta della catena dell’Himalaya, la “porta del paradiso” culla di molte civiltà.
Poco conosciuto in quanto non sono mai stati registrati tentativi di scalata o arrampicata, poiché il luogo è ritenuto sacro in particolare da indù e buddisti.
Dalla sua vetta nascono i fiumi più lunghi di tutta l’Asia: l’Indo, il Sutlej, il Brahmaputra, il Karnali, che po portano vita e fertilità a una regione densamente popolata cui appartengono l’India, il Bangladesh, la Cina, il Pakistan, e molti altri stati.
Non essere attenti al tema dell’acqua è da incoscienti, ma ne parliamo tutti anche se ogni tempo ha altre priorità che distraggono dalle priorità ambientali e che in tal modo ci permettono di andare avanti con le stesse tendenze e stesso stile.
Oggi il no alla guerra ha giustamente un peso maggiore rispetto alle priorità ambientali ma andando avanti così perdiamo il focus o perlomeno lo rimandiamo di continuo non sapendo bene cosa fare e come porre rimedio a tanta urgenza.
Ci sentiamo spesso dire che qualcosa sta cambiando, che la sensibilità e la consapevolezza sui temi ambientali, energetici, climatici sta incrementando, che l’umanità ha intrapreso un percorso virtuoso di miglioramento. Senza essere cassandre, fa specie che il testo riporti aspetti che non cambiano sostanzialmente e che fanno percepire le cose da fare come un progetto enorme di cui però non si vede il prototipo, qualcosa sfugge sempre.
I segnali ci sono, lo sviluppo del tema sostenibilità nel settore finanziario e nel mondo economico, lascia presagire un futuro passaggio in cui fatturato e utili non rappresentino la sola ragione d’essere delle imprese e della comunità.
Le iniziative si sprecano e sicuramente stiamo facendo qualcosa ma è la velocità di reazione della terra alle sollecitazioni rispetto alla velocità delle nostre azioni che presenta un differenziale importante a vantaggio della prima.
Forse va rivisto il tema della crescita legata essenzialmente a fattori economici ma la soluzione non è di facile elaborazione e introduzione.
Ma intanto dovremmo restare al passo. Dovremmo …